Il Consiglio pastorale parrocchiale è il primo, essenziale luogo della comunione e della comunicazione pastorale. Poichè - è il Concilio a ricordarlo nella Lumen gentium - "i laici nella misura della scienza, della competenza e del prestigio di cui godono, hanno il diritto, anzi anche il dovere di far conoscere il loro parere su ciò che riguarda il bene della Chiesa" (n. 37; cfr. anche Apostolicam actuositatem, n. 10).
Progetti pastorali, percorsi educativi e proposte di spiritualità trovano nel Consiglio il luogo opportuno per lo studio e la programmazione, in relazione alle esigenze e possibilità della Parrocchia e puntando alla valorizzazione di ogni risorsa umana.
Il Consiglio pastorale è consultivo e non decisionale: non si sostituisce alle responsabilità del Parroco né alla corresponsabilità dell' intera comunità parrocchiale, ha senso come tramite del sensus fidei di tutti i membri della comunità ed eminente luogo di discernimento comunitario.
L'esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici (n. 27) ricorda come "il principio della collaborazione, che in certi casi è anche di decisione" debba essere applicato in modo più esteso, determinando "una valorizzazione più comunitaria, ampia e decisiva dei Consigli pastorali parrocchiali".
Il Consiglio per gli affari economici è il luogo della comunione dei beni, in cui i pochi o i tanti pani e pesci sono raccoli e distribuiti per le esigenze della comunità di fede e i bisogni dei poveri.
È il luogo in cui si studiano concretamente i modi più espressivi della condivisione dei pochi o tanti beni di cui una Parrocchia è custode.
È un luogo in cui direttamente e concretamente si esprime l'anima della comunione ecclesiale; la costituzione obbligatoria in ogni Parrocchia - a norma del Codice di diritto canonico - ne suggerisce di farne un uso intelligente, per esprimere il volto della comunità verso i bisogni spirituali e materiali del territorio e del mondo.